Grotta Paglicci

Il viaggio nella Grotta Paglicci
a cura della Prof.ssa Annamaria Ronchitelli

da testo ad audio

Era l’ormai lontano 22 settembre 1971 quando, alla fine della stagione annuale di scavi, Arturo Palma di Cesnola, Franco Mezzena e Paolo Gambassini scoprirono nella Grotta Paglicci, a tetto dello strato 22, gravettiano (risalente a circa 30mila anni fa), un cranio umano pertinente alla sepoltura di una adolescente (PAII). Nel novembre dello stesso anno la sepoltura fu interamente portata alla luce e recuperata.

Stratigrafia dell'atrio di grotta Paglicci
Stratigrafia dell’atrio di grotta Paglicci
Foto di Gambassini e Palma di Cesnola nel 1971 – scattata da Carlo Pretto
Foto di Gambassini e Palma di Cesnola nel 1971 – scattata da Carlo Pretto

 

Foto della sepoltura PAII
Foto della sepoltura PAII

 

 

 

 

 

 

Durante questi lavori vennero sfiorati l’anca e l’omero di un’altra sepoltura, posizionata ortogonalmente alla prima, grosso modo allo stesso livello. Ma ancora sotto circa 6m di deposito archeologico.

Quasi vent’anni sono stati necessari per raggiungere questo secondo inumato, scavando a partire dagli strati soprastanti, giù giù attraverso il deposito epigravettiano e gravettiano. Lo scheletro sfiorato nel 1971, una giovane donna vissuta sempre in epoca gravettiana ma alquanto dopo la giovinetta, fu finalmente raggiunto nel 1988-89.

Foto della sepoltura PAIII
Foto della sepoltura PAIII

Entrambe le sepolture avevano corredi funerari, molti ornamenti, erano cosparse di ocra e costituiscono uno dei ritrovamenti che hanno fatto di Paglicci un sito paleolitico di importanza internazionale.

Grotta Paglicci

da testo ad audio

Stratigrafia dell'atrio di grotta Paglicci
Stratigrafia dell’atrio di grotta Paglicci

“Formidabile la sequenza di grotta Paglicci- come ebbe a dire il Palma di Cesnola in una intervista -non ci sono parole per definirla. Una sequenza di dodici metri che conteneva tutto, dal Paleolitico inferiore alla fine del Paleolitico superiore …sono stato 30 anni a scavare questa grotta favolosa” .

Arturo Palma di Cesnola ha infatti condotto le sue ricerche, in collaborazione con Franco Mezzena, negli anni 1971-2001 e nel 2002 è subentrata, in qualità di responsabile scientifica, Annamaria Ronchitelli, entrambi dell’Università di Siena, sempre sotto l’egida della locale Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio.

Storia delle ricerche e principali ritrovamenti

La grotta Paglicci scoperta da Raffaello Battaglia nel 1955, era stata inizialmente indagata da Francesco Zorzi per conto del Museo Civico di Storia Naturale di Verona negli anni 1961-63, in collaborazione con il Palma di Cesnola e Franco Mezzena allora studenti.

Foto di Raffaello Battaglia (1896 -1958)
Foto di Raffaello Battaglia (1896 -1958)

Foto di Francesco Zorzi (1900 -1964)
Foto di Francesco Zorzi (1900 -1964)

Foto di Arturo Palma di Cesnola (1928 - 2015)
Foto di Arturo Palma di Cesnola (1928 – 2015)

Foto di Franco Mezzena
Foto di Franco Mezzena

Primi anni di ricerche interrotti precocemente dalla morte dello Zorzi, ma premiati da scoperte importanti. Fra cui:

 – una sepoltura parziale (arti inferiori e frammenti del bacino), un deposito probabilmente intenzionale di “reliquie,  risalenti entrambi all’Epigravettiano finale, circa 17mila anni fa,

Foto di una pietra con omeri e costole umane un probabile altarino con reliquie
Foto di una pietra con omeri e costole umane un probabile altarino con reliquie

 –  alcune incisioni artistiche su osso o pietra con soggetti animali, in genere uri (buoi selvatici), cavalli e cervi, e uccelli  dell’Epigravettiano evoluto, circa 18mila anni fa.

Foto del profilo di Uro
Foto del profilo di Uro

Foto di cavallo e cervi inseguiti da frecce
Foto di cavallo e cervi inseguiti da frecce

Foto di serpente che insidia un nido
Foto di serpente che insidia un nido

E, straordinarie in Italia per la loro unicità che perdura tutt’oggi, le pitture parietali paleolitiche rinvenute nella sala più interna della grotta, mani e cavalli forse opera dei gravettiani.

Foto della panoramica della sala pitture
Foto della panoramica della sala pitture

La struttura della grotta

da testo ad audio

Grotta Paglicci è infatti parte di un sistema carsico che comprende: l’area esterna, un tempo chiamata “il Riparo”, in realtà un’antica sala frequentata durante il Paleolitico medio la cui volta è successivamente crollata; la grotta dei Pilastri; l’attuale sala d’ingresso della grotta, dove insiste l’area di scavo principale, altre due sale intermedie e infine, sul fondo, la sala e l’abside con le pitture.

Pianta del complesso carsico di grotta Paglicci
Pianta del complesso carsico di grotta Paglicci

Stratigrafia dell'area esterna di grotta Paglicci
Stratigrafia dell’area esterna di grotta Paglicci

Tornando alle ricerche

non meno eccezionali sono stati i rinvenimenti emersi dagli scavi Palma di Cesnola. Fra cui altri oggetti d’arte mobiliare incisi, uno dei quali di età gravettiana, risalente a circa 28mila anni fa.

Foto di stambecco inciso sotto linee geometriche
Foto di stambecco inciso sotto linee geometriche

 

 

 

 

 

 

 

E inoltre:

– la parte posteriore di un cavallo dipinta su un frammento di lastra calcarea crollato probabilmente dalla volta dell’attuale prima sala, dove poteva formare un fregio (Epigravettiano antico, ca 19mila anni fa),

Foto di zampa posteriore di cavallo
Foto di zampa posteriore di cavallo

 – i massi incisi all’ingresso (Epigravettiano evoluto, ca 18mila anni fa),

Foto di incisioni su masso all'ingresso grotta
Foto di incisioni su masso all’ingresso grotta

 

 

 

 

 

 – le due sepolture sopra citate (foto Sepoltura PAII e Sepoltura PAIII).

E poi focolari, piani d’ossa,

Foto dello strato gravettiano
Foto dello strato gravettiano

oggetti d’ornamento (come denti e conchiglie intenzionalmente forate, industria litica e resti di pasto abbondantissimi.

Foto di denti, conchiglie forate (gravettiano) e industria litica (Paleolitico medio)
Foto di denti, conchiglie forate (gravettiano) e industria litica (Paleolitico medio)

 

 

 

Tutto questo in 30 anni

quattro settimane in autunno, anno dopo anno, giù giù per 12 m, prelevando pochi cm di terreno alla volta, seguendo il succedersi dei livelli stratigrafici, su una superficie ridotta, secchio dopo secchio,

Foto degli scavi 2004
Foto degli scavi 2004

 

ognuno da setacciare con maglie di 1,5 cm a secco e in acqua; consolidare, fare i rilievi e la documentazione fotografica;

 

Foto degli scavi di giugno1973 - setaccio materiale a secco
Foto degli scavi di giugno1973 – setaccio materiale a secco

Foto degli scavi di 2004 - setaccio materiale a secco
Foto degli scavi di 2004 – setaccio materiale a secco

Foto degli scavi 1971 - setaccio in acqua
Foto degli scavi 1971 – setaccio in acqua

Foto degli scavi 2004 - setaccio in acqua
Foto degli scavi 2004 – setaccio in acqua

e poi scegliere il materiale lavato con le pinzette , dividere selci, ossa e denti di mammiferi, ossa e denti di micromammiferi, carboni, ornamenti, tutti etichettati, imbustati e avviati ai vari laboratori.

Foto degli scavi aprile 1973 - cernita manuale
Foto degli scavi aprile 1973 – fase della scelta manuale

Foto degli scavi 2006 - cernita manuale
Foto degli scavi 2006 – fase della scelta manuale

Decine e decine di studenti e appassionati si sono succeduti in questo lungo lasso di tempo, in un lavoro entusiasmante ma talora anche monotono e faticoso. A tutti loro va la nostra più viva riconoscenza, ben sapendo quanto la terra sia bassa e pesante, per aver reso possibile le ricerche in questo sito strepitoso.

 

Foto del gruppo di scavi settembre 1973
Foto del gruppo di scavi settembre 1973

Foto del gruppo di scavi settembre 1989
Foto del gruppo di scavi settembre 1989

Foto del gruppo di scavi settembre 1999
Foto del gruppo di scavi settembre 1999

Foto del gruppo di scavi settembre 2006
Foto del gruppo di scavi settembre 2006

 

ENTRIAMO…

 

Cosa è Grotta Paglicci?

 

da testo ad audio

è uno dei più importanti siti di epoca paleolitica in Europa. Questo sito archeologico fu individuato dal Dott. Michele Bramante (proprietario del fondo agricolo in cui si trova) che fu il primo a segnalarlo.

Foto di Michele Bramante
Foto di Michele Bramante

A seguito dell’interessamento di varie università ed enti museali vennero eseguite, con il sostegno e la solidarietà della proprietà, alcune campagne di scavo negli anni Sessanta (direzione F. Zorzi, Museo Civico di Storia Naturale di Verona) e in seguito iniziarono le lunghe ricerche ad opera dell’Università di Siena. In particolare, gli scavi furono diretti per molti anni dal Prof. Arturo Palma di Cesnola (1971-2001) e,  più recentemente, dalla Prof.ssa Annamaria Ronchitelli (2002-2006).

Prof.ssa Annamaria Ronchitelli
Prof.ssa Annamaria Ronchitelli

 

All’interno della grotta sono stati rinvenuti migliaia di reperti. Tra essi industrie litiche, resti faunistici, resti umani e oggetti d’arte mobiliare (ossa e pietre decorate con incisioni). Inoltre è presente l’unico esempio di pitture parietali paleolitiche finora noto in Italia.

Sono state anche rinvenute due sepolture paleolitiche, sotto la direzione del Prof. Palma di Cesnola, risalenti a circa 30.000 anni fa (una ragazza di circa 12-13 anni ed una donna di circa 25 anni di età, entrambe con un ricco corredo) che sono tra le più antiche di Europa.

L’importanza della grotta Paglicci

è sottolineata, al di là dei reperti artistici ritrovati, anche dai recenti studi ad opera del team della Prof.ssa Annamaria Ronchitelli e del Prof. Francesco Boschin che hanno permesso di individuare e catalogare, tra i resti ritrovati, anche quelli del più antico cane domestico vissuto in Italia (risalente ad un periodo tra 14.000 e 20.000 anni fa) oltre ad un pestello di circa 32mila anni fa con granuli di amido che gettano luce sulla componente vegetale della dieta  del tempo.

Alcuni dei resti umani, studiati da un punto di vista genetico, hanno fornito importanti contributi alla conoscenza delle modalità di diffusione delle antiche popolazioni di sapiens europei.

Cenni storici

 

da testo ad audio

La grotta Paglicci ha avuto una vita travagliata, sia per gli eventi geo-ambientali, sia per l’intervento umano sconsiderato. Difatti la composizione carsica e la posizione geografica, in piena esposizione su un vallone, e gli eventi sismici di cui è ricca la zona, hanno esposto la grotta all’erosione, e a fenomeni franosi.

A quanto suddetto si va ad aggiungere il fattore umano legato a miti e tradizioni locali. Infatti, si riteneva che in questa grotta un brigante del posto, tal Gabriele Galardi soprannominato “Jalarde”, avesse nascosto il suo tesoro. Per questo motivo alcuni cercatori di tesori hanno effettuato nel sito scavi disastrosi. Hanno eseguito addirittura demolizioni con l’esplosivo distruggendo parte del deposito e favorendo i fenomeni franosi.

La grotta Paglicci si è riuscita a salvare solo grazie alla caparbia ed ostinata difesa da parte dei proprietari ed all’interessamento del Prof. Raffaello Battaglia dell’Università di Padova, del paletnologo Francesco Zorzi (direttore del Museo Civico di Storia Naturale di Verona) con il suo collaboratore Franco Mezzena, a cui si devono le prime scoperte ed individuazione delle pitture parietali, del geologo Angelo Pasa, del Prof. Fiorenzo Mancini dell’Università di Firenze.

Ha raggiunto la notorietà attuale grazie alle ricerche sistematiche del Prof. Arturo Palma di Cesnola dell’Università di Siena e, più di recente, della Prof.sa Annamaria Ronchitelli dello stesso Ateneo.

 

Visita

Entriamo nella grotta

da testo ad audio

 

All’imboccatura dell’attuale ingresso, sulla parete in alto a sinistra, sono presenti incisioni in forma di tacche profonde e linee diritte o curve, forse figure stilizzate dal valore simbolico. Risalgono a circa 18mila anni fa.

Foto esterna di pietra incisa
Foto esterna di pietra incisa

Due passi e siamo nel primo ambiente, l’“atrio”:

Foto della pianta del complesso carsico
Foto della pianta del complesso carsico

è il luogo dove si sono concentrati gli scavi sistematici che, iniziati nel 1961, hanno messo in luce (finora) una stratigrafia di 12 metri (livelli 1-30).

Immagine stratigrafia attuale di Grotta Paglicci
Immagine stratigrafia attuale di Grotta Paglicci

È grazie a questa sequenza stratigrafica che Paglicci è riconosciuto come uno dei siti paleolitici più importanti a livello europeo: sopra ai livelli del Paleolitico medio, la serie copre l’intero arco temporale del Paleolitico superiore, permettendo di ricostruirne l’evoluzione climatica e culturale, 30mila anni di Preistoria praticamente senza soluzione di continuità.

PALEOLITICO MEDIO

da testo ad audio

Immagine stratigrafia intorno ai 250-200mila anni fa
Immagine stratigrafia intorno ai 250-200mila anni fa

Strati 30-29:

sono i più antichi, indagati molto marginalmente, e corrispondono ai livelli 4-3 del sondaggio nell’area esterna, un’antica sala oggi a cielo aperto: siamo intorno ai 250-200mila anni fa, all’interno della fase antica del Paleolitico medio, l’epoca dell’Uomo di Neanderthal. La fauna di questi ultimi livelli indizia un clima continentale arido e un paesaggio di steppa, passante in alto a prateria.
L’industria litica si inserisce nel tecnocomplesso Acheuleano, e si caratterizza per la produzione di strumenti piccoli accanto ad alcuni bifacciali.

Foto di punta litica bifacciale
Foto di punta litica bifacciale

Il bifacciale è, potremmo dire, lo strumento paleolitico più popolare nell’immaginario collettivo: è piuttosto grande, ritoccato su entrambe le facce a ottenere una forma in genere a mandorla (“amigdala” dal greco) con trancianti laterali, una punta e una parte adatta alla presa opposta alla punta. In Puglia il rinvenimento di bifacciali è frequente, soprattutto nel Gargano, in raccolte di superficie.

Immagine stratigrafia livelli dal 26 al 28
Immagine stratigrafia livelli dal 26 al 28

Strati 28-26:

corrispondono al livello 2 dell’esterno. Siamo sempre nella fase antica del Paleolitico medio, a circa 150mila anni fa. Il chimismo del terreno ha distrutto gran parte della fauna e persino le pietre. Dai pochi resti identificabili possiamo ipotizzare un periodo temperato umido. La produzione litica è cambiata e rivolta ad ottenere schegge piuttosto grandi e spesse, con ritocco ripetuto più volte sullo stesso pezzo, forse per riaffilare il filo tagliente via via che si usurava (il cosiddetto ritocco Quina dall’omonimo sito francese).

Foto di strumenti litici con ritocco di tipo quina
Foto di strumenti litici con ritocco di tipo quina
Immagine stratigrafia livello 25
Immagine stratigrafia livello 25

Strato 25:

sterile, probabilmente collegabile al livello 1 del sondaggio esterno, quando crolla il soffitto della sala, la frequentazione umana diventa sporadica ed è piuttosto la iena a stabilire la sua tana fra i massi.

PALEOLITICO SUPERIORE

da testo ad audio

Immagine stratigrafia livello 24
Immagine stratigrafia livello 24

Strato 24:

dopo un abbandono di circa 100mila anni l’uomo ritorna nella grotta 40mila anni fa: ora sono gruppi di Homo sapiens che continueranno a stabilire i loro accampamenti temporanei fino a 13mila anni fa.
Il tecno-complesso più antico è l’Aurignaziano: il clima è temperato asciutto, l’industria litica è caratterizzata dalla produzione di lamelle, che possono essere ritoccate marginalmente e che sono diritte nei livelli bassi, “sghembe” in quelli superiori. È presente un punteruolo in osso.

Foto di un punteruolo in osso
Foto di un punteruolo in osso
Immagine stratigrafia livelli dal 18 al 23
Immagine stratigrafia livelli dal 18 al 23

Strati 23-18B:

costituiscono la serie del Gravettiano, complesso che si sviluppa fra 30-25mila anni fa evolvendosi in tre fasi (antico, evoluto e finale). Il clima è complessivamente più freddo dell’attuale, talora freddo intenso sottolineato dalla presenza della marmotta (fase evoluta, strati 21-20) e dal prevalere, fra gli ungulati, di stambecco e cavallo.

Immagine stratigrafia livelli dal 20 al 21
Immagine stratigrafia livelli dal 20 al 21

Strati 20-21:

la produzione litica è caratterizzata dalle punte a dorso profondo, che venivano immanicate in serie su aste a formare una freccia composita utilizzata nell’attività venatoria: probabile quindi l’uso dell’arco o del propulsore.

Foto di punte a dorso profondo
Foto di punte a dorso profondo

Foto di punte a dorso profondo immanicate
Foto di punte a dorso profondo immanicate

Erano invece impiegati in attività domestiche altri manufatti, sia litici che ossei, questi ultimi costituiti da punte/punteruoli ricavati soprattutto da ossa di cavallo.

Foto di punte/punteruoli ricavati soprattutto da ossa di cavallo
Foto di punte/punteruoli ricavati soprattutto da ossa di cavallo
Immagine stratigrafia livello 23
Immagine stratigrafia livello 23

Strati 23

Da questi livelli provengono reperti davvero eccezionali (in ordine cronologico):
nella fase antica, un macinello in arenaria che ha conservato alcuni amidi, fra cui avena selvatica, rara testimonianza di raccolta e uso alimentare di vegetali, trasformati in farina;

Foto di pestello con amido avena
Foto di pestello con amido avena
Immagine stratigrafia livelli dal 22 al 21
Immagine stratigrafia livelli dal 22 al 21

Strati dal 22 al 21:

al passaggio fase antica/evoluta, due sepolture, di una adolescente (12-13 anni) la più antica (PAII, tetto strato 22), di una giovane donna (18-20 anni) la più recente (PAIII, base strato 21A). Entrambe sono cosparse di ocra con corredo di manufatti e ornamenti;

Foto sepoltura PAII
Foto sepoltura PAII

Foto sepoltura PAIII
Foto sepoltura PAIII

Immagine stratigrafia livello 20
Immagine stratigrafia livello 20

Strati 20:

nella fase evoluta, la più antica opera d’arte mobiliare del sito, un femore di uro su cui è inciso il profilo di uno stambecco cui si sovrappongono una serie di tratti e motivi geometrici (strato 20C).

Foto di femore di uro su cui è inciso il profilo di uno stambecco
Foto di femore di uro su cui è inciso il profilo di uno stambecco
Immagine stratigrafia livello 18
Immagine stratigrafia livello 18

Strati 18A-3:

sono gli strati dell’Epigravettiano, anch’esso suddiviso in 3 fasi (antica-evoluta-finale) databili fra 25-13mila anni fa. Il clima, ancora freddo nelle prime due fasi, volge al temperato nella fase finale, con comparsa, fra gli ungulati, di specie forestali come il cervo e il cinghiale.
L’industria litica vede, nella fase antica, la presenza di punte a dorso profondo con peduncolo (cran) finalizzato a facilitare l’immanicamento.

Foto di punte a dorso profondo con peduncolo
Foto di punte a dorso profondo con peduncolo

Nelle fasi successive questo elemento va sparendo, e i dorsi tendono via via a microlitizzarsi con comparsa di forme geometriche (semilune, triangoli). Nell’industria su osso si rarefanno i sottili punteruoli del Gravettiano (figura seguente a sinistra), compaiono punte di lancia (figura seguente a destra) e, solo nella fase antica, manufatti in palco di cervo.

Foto di punteruoli del Gravettiano a sinistra e punte di lancia a destra
Foto di punteruoli del Gravettiano a sinistra e punte di lancia a destra

Anche questi livelli si contraddistinguono per l’eccezionalità dei reperti:
nella fase antica (e nelle successive) sono stati rinvenuti resti di cane, fra i più antichi in Europa, che dimostrano una precoce domesticazione del lupo: il cane, questo prezioso amico, ci è dunque fedele compagno da 20mila anni!

Rappresentazione di cane, fedele compagno da 20mila anni
Rappresentazione di cane, fedele compagno da 20mila anni

da testo ad audio

Immagine stratigrafia livello 14
Immagine stratigrafia livello 14

Strato 14:

Appartiene a questa fase una lastra calcarea con, dipinto, il treno posteriore di un cavallo in corsa; è presumibilmente crollata dal soffitto dove l’intera figura poteva far parte di un fregio purtroppo perduto. È sorprendente come stile e cronologia (circa 19mila anni) coincidano con quelle di alcune pitture della celebre grotta di Lascaux in Francia.

Foto di lastra calcarea con dipinto il treno posteriore di un cavallo in corsa
Foto di lastra calcarea con dipinto il treno posteriore di un cavallo in corsa
Immagine stratigrafia livelli dal 8 al 9
Immagine stratigrafia livelli dal 8 al 9

Dagli strati 9-8 (risalenti a circa 18mila anni fa):

della fase evoluta provengono alcune opere d’arte mobiliare, soggetti animali, ma anche motivi geometrici, incisi su osso, ciottolo o pietra. Teste di uro, ma anche uccelli e “quadretti” naturalistici (nido insidiato da un serpente).

Foto di opere d’arte mobiliare con motivi geometrici
Foto di opere d’arte mobiliare con motivi geometrici

Testa di uro inciso su osso del bacino
Testa di uro inciso su osso del bacino

Foto di “quadretto” naturalistico (nido insidiato da un serpente)
Foto di “quadretto” naturalistico (nido insidiato da un serpente)

Notevole la scena di caccia raffigurante un cavallo, affiancato prospetticamente da due cervi, che fugge inseguito da un nugolo di frecce impennate; la vivacità e dinamicità di questa scena contrasta con la raffigurazione, su altro supporto, di un cavallo colpito dai dardi e morente.

Foto di bacino con inciso cavallo, affiancato da due cervi, che fugge inseguito da un nugolo di frecce
Foto di bacino con inciso cavallo, affiancato da due cervi, che fugge inseguito da un nugolo di frecce

Foto di incisione di un cavallo colpito dai dardi e morente
Foto di incisione di un cavallo colpito dai dardi e morente

Immagine stratigrafia livello 5
Immagine stratigrafia livello 5

Strato 5:

Opere d’arte, anche se più rare, sono state rinvenute nella fase finale. Di sicura importanza il ritrovamento di una sepoltura parziale (parte inferiore del corpo), purtroppo avvenuta durante i primi anni di scavo e priva di documentazione (strato 5base, risalente a circa 15mila anni fa). Sempre dallo stesso strato proviene una lastra di calcare su cui poggiavano due omeri appartenenti a due individui di età diversa: una specie di altarino che suggerisce una sorta di raccolta di “reliquie”.

Foto di una reliquia composta da una pietra con omeri e costole umane un probabile altarino con reliquie
Foto di una reliquia composta da una pietra con omeri e costole umane un probabile altarino con reliquie

Qui questa serie strepitosa si chiude causa il crollo di parte del soffitto che ha impedito ai gruppi umani di entrare nella grotta fino a tempi subrecenti.

Dall’atrio, continuando la visita, si può scendere, strisciando per un passaggio ribassato, alla sala 1 e, per un cunicolo scavato artificialmente nel deposito dai clandestini, nella sala 2, entrambe con tracce sporadiche di frequentazione paleolitica e in comunicazione fra loro attraverso una strettoia.

Foto della pianta del complesso carsico
Foto della pianta del complesso carsico

Dalla sala 1 si accede alla sala 3, la sala delle pitture, grazie ad uno stretto corridoio ad angolo scavato artificialmente: originariamente il riempimento arrivava a circa 30 cm dal soffitto, ostacolando di fatto l’ingresso alla sala delle pitture.

Foto di Ricci della panoramica della sala delle pitture
Foto di Ricci della panoramica della sala delle pitture

Le pitture attualmente ben visibili, situate in fondo alla grotta in un ambiente, come già detto, non facilmente raggiungibile, comprendono due cavalli, uno dei quali in posizione verticale, e una serie di mani.

Foto di pittura con cavallo messo in verticale
Foto di pittura con cavallo messo in verticale

Foto di pittura di mani
Foto di pittura di mani

La loro grande importanza risiede nell’essere l’UNICO esempio finora accertato di pitture parietali paleolitiche in Italia e nella loro antichità: risalgono infatti probabilmente ad epoca gravettiana.
Qui, con l’eccezionale incontro con il mondo simbolico di queste popolazioni ancestrali, si chiude la nostra visita alla Grotta Paglicci. Non ci rimane che tornare indietro a rivedere la luce del giorno…

Pubblicazioni

Combining SR-FTIR, SR-LEXRF and PIXE microscopies for residue analysis on Palaeolithic stone artefacts

DOMINICI C.,  STANI C.,  BONANNI V.,  ROSSINI M.,  BOŽIČEVIĆ MIHALIĆ I.,  PROVATAS G.,  FAZINIĆ S.,  BOSCHIN F.,  GIANONCELLI A.,  VACCARI L., 2023 – Combining SR-FTIR, SR-LEXRF and PIXE microscopies for residue analysis on Palaeolithic stone artefacts, The European Physical Journal Plus, 138, 742. https://link.springer.com/article/10.1140/epjp/s13360-023-04320-7 Abstract Residue analysis in the field of Palaeolithic studies represents a powerful …

Application of 2D shape analysis to study Epigravettian lithic assemblages: assessing its analytical potential

ROSSINI M., FALCUCCI A., DOMINICI C., RONCHITELLI A., TOMASSO A., BOSCHIN F., 2023 – Application of 2D shape analysis to study Epigravettian lithic assemblages: assessing its analytical potential, Acta IMEKO 12 (4), 1-8. https://acta.imeko.org/index.php/acta-imeko/article/view/1539 Abstract In this paper, we apply a two-dimensional (2D) Geometric morphometric analysis to a sample of Epigravettian lithic artefacts with the aim of …

Palaeogenomics of Upper Palaeolithic to Neolithic European hunter-gatherers

POSTH C., YU H., GHALICHI A., ROUGIER H., CREVECOEUR I., HUANG Y., RINGBAUER H., ROHRLACH A.B., NÄGELE K., VILLALBA-MOUCO V., RADZEVICIUTE R., FERRAZ T., STOESSEL A., TUKHBATOVA R., DRUCKER D.G., LARI M., MODI A., VAI S., SAUPE T., L. SCHEIB C., CATALANO G., PAGANI L., TALAMO S., FEWLASS H., KLARIC L., MORALA A., RUÉ M., …

Dove si trova

da testo ad audio

La grotta Paglicci è situata nella omonima località, nel comune di Rignano Garganico in provincia di Foggia.

Masseria Paglicci
Masseria Paglicci

 

Quest’area archeologica è molto delicata e in fase di studio. Infatti, i fenomeni carsici e l’esposizione dell’area agli eventi atmfosferici e sismici rischiano di daneggiarla.

Come in quasi tutte le grotte paleolitiche, l’accesso è interdetto. Infatti, sia l’aria, sia l’umidità, sia tutto ciò che viene portato dalla presenza delle persone possono accelerare ulteriormente il degrado delle pitture. Inoltre il calpestio e le strutture che permettano di rendere sicuro ed agevole l’accesso alla grotta possono danneggiare o distruggere aree di scavo.

Da tutto ciò si evince che la grotta non si può visitare fisicamente. Cio non di meno è possibile vederne parte dei ritrovamenti e l’aspetto nel Comune di Rignano Garganico presso Paglicci Museo del Paleolitico.

Museo di Grotta Paglicci

da testo ad audio

“Nelle sale del Museo, l’evoluzione dell’Uomo è raccontata attraverso un originale allestimento nel quale è possibile immergersi negli ambienti del passato col ricorso a ricostruzioni in 3D e proiezioni video.

Con l’ausilio di tablet si possono ascoltare contributi audio e osservare disegni e ricostruzioni. Il nuovo allestimento riunisce finalmente il corpus principale dei reperti archeologici frutto degli scavi che hanno reso famosa Grotta Paglicci nel panorama internazionale degli studi sul Paleolitico.

La sfida era costruire un’esposizione museologica immersiva e comunicativa rispetto ad una tematica dalla narrazione complessa e di difficile “appeal” come l’età Preistorica.

Il Museo del Paleolitico di Grotta Paglicci si rinnova, quindi, attraverso una scelta espositiva e narrativa precisa: valorizzare i suoi reperti attraverso la carica emotiva, immersiva ed esperienziale che solo i suoni, l’ambiente e le immagini sanno trasmettere, una scelta museografica precisa e forte che ha portato all’eliminazione dei consueti pannelli didascalici e testuali, trasferendo le stesse in ricostruzioni multimediali, fruibili attraverso videoproiezioni e tablet, da cui sono accessibili tutti gli approfondimenti sull’esposizione. Articolato su otto ambienti principali, il nuovo Museo dichiara da subito la sua vocazione esperienziale, gli interni riscostruiscono pareti e volte della vera Grotta Paglicci, sostituendo le consuete stanze e vetrine con una reale passeggiata archeologica nelle viscere della grotta, riproponendo l’emozione della scoperta alla visita di un’ambiente, quello di Grotta Paglicci, ormai chiusa per ovvi motivi di sicurezza e tutela.”

Contacts

info@grotta-paglicci.it

My Agile Privacy
Questo sito utilizza cookie tecnici e di profilazione. Cliccando su accetta si autorizzano tutti i cookie di profilazione. Cliccando su rifiuta o la X si rifiutano tutti i cookie di profilazione. Cliccando su personalizza è possibile selezionare quali cookie di profilazione attivare.